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Martedi 30 Settembre 2003
Io non sono amico di Berlusconi. Sono un cittadino, sono un italiano, ma non sono suo amico. E conosco il significato della parola previdenza, che non è mai stata usata nel discorso del primo ministro. L'intento lodevole di spiegare la situazione pensionistica attuale agli italiani con parole semplici si è ridotto ad un discorso semplicistico e lingusticamente povero. Forse tutto questo ha a che fare con l'abbassamento culturale del paese, dovuto in gran parte anche alle scelte populiste caciarone e grossolane delle televisioni del cavaliere. Che si sono adeguate alla cultura degli italiani restando fuori dalla trasmissione a reti unificate. Peccato, perché con un presidente del consiglio che si rivolge ai cittadini come Fiorella Pierobon, era un'occasione in più per fare audience.
Lunedi 29 Settembre 2003
Non lo sapevo neanche io: Flash Mob. Quasi quasi è più divertente del Phoon! [via Marco e G]
Se una delle vostre marce fischia, non fate finta di niente, specie se la vostra macchina non è nuovissima. La mia si è piantata (letteralmente impuntandosi) in V.le Jenner, cambio bloccato e giornata (venerdì) buttata via, oltre che ovviamente mutuo per pagare il meccanico.
Mercoledi 24 Settembre 2003
Cena "colta" ieri sera con Johnny, Basa, Mauro e Fantus: ci siamo ritrovati a parlare della ricostruzione del ponte di Mostar.
And so summer ended…
Martedi 23 Settembre 2003
:-)
«IL RITORNO DI CAGLIOSTRO» è il nostro omaggio a tutti quegli uomini di cinema che dal cinema sono stati rovinati. Un film involontariamente autobiografico.
Graffiante, sboccato, antropomorfico, grottesco, surreale, assurdo, disumano, imbarazzante, Il ritorno di Cagliostro sono due film, uno per tempo, assolutamente unici nel panorama del cinema italiano. Il primo film è un falso documentario costruito come una mano di tarocchi, carte diverse e a volte contrastanti che affiancate lasciano trasparire un significato e una lettura diversa. Lo spezzone di telegiornale dell'emittente locale che annuncia il ritrovamento di pellicole ritenute ormai chimere lascia spazio a scene a volte a colori a volte in bianco e nero, a volte immaginate, a volte forzatamente reali. Critici veri si prestano a ricostruire, lodando o demolendo, le vicissitudini della Hollywood palermitana, la Trinacria cinematografica, assurda idea di due dilettanti del cinema esperti in arte sacra e in relazioni con grotteschi cardinali. Lo zoo di Ciprì e Maresco regala spezzoni esilaranti e quasi imbarazzanti, dialoghi in un siciliano incomprensibile e irrestibilmente comico, un frullato di cinema di Ed Wood, marziani sovrappeso, amore per un cinema sfigato e di serie infima, apoetico (non c'è nulla del malinconico ricordo di Nuovo Cinema Paradiso), un cinema fatto con grandi sogni, orgoglio e incredibile e sovrana cialtroneria.
Il secondo film delude un po'. Occupa tutto il secondo tempo mentre si viene condotti per mano da un nano vecchietto che un po' saccente, un po' narratore onniscente, racconta la Storia, quella con la S maiuscola, del bandito Giuliano, della mafia di Lucky Luciano, della fine ingloriosa seppur epica del divo Errol Douglas e della Trinacria cinematografica. Le carte spazzate giù dal tavolo e persa la magia dei tarocchi, il film si avvia alla fine con un registro diverso, un po' agiografico e francamente noioso. Si perde il paradossale, l'orribile eretto a registro estetico della prima parte, il cinismo dissacrante ridotto alle smorfie dei protagonisti.
Voto: 7
Visto: 22/09/2003 cinema Empire
Lunedi 22 Settembre 2003
La prima regola è: "non si fanno domande", arte visuale pura e per se stessa, senza spiegazioni alle spalle che vadano oltre quello che sono pure sensazioni ed istinto di artisti, nulla di studiato, preparato, o pronto a resistere nel tempo, semplicemente arte che esiste nel tempo in cui è creata e solo in quel tempo, segnali elettrici che rappresentano tutta la temporaneità e l'effimero del visuale. Riciclaggio e decontestualizzazione di tutto ciò che il mondo offre agli occhi della gente, piccoli tasselli di un mosaico che ogni fotogramma crolla e ogni fotogramma si ricostruisce, in un ciclo che corre alla velocità della corrente che attaversa i cavi video che vanno dal mixer al proiettore.
Il progetto mayhem esiste in quanto tale, chi ne fa parte accetta l'anonimato e rifiuta ogni forma di protagonismo. Togliere la componte personale permetterà all'arte di esistere per se stessa, di correre in un fiume di bit che non hanno alcuna voglia di farsi interpretare ma solo di passare direttamente oltre gli occhi abituati solo a copiare il mondo degli spettatori.
Robert Paulson
Venerdì sera notte vegana. Non so perché, ma da quando ho visto la pubblicità di Ch1nò BJ, li associo al popolo danzante degli orsetti, spensierati e nirvanici. Ci sono andato soprattutto perché era la prima uscita pubblica di Project Mayhem, un perverso duo dedito a droghe, psicotropici, visual art e mass porno, cari amici insomma. Scampato il bio–hamburger e dirottatto l'acquisto su un caffè equo e solidale, tempo di preparazione 20 minuti, flames welcome, forse la carne serve a qualcosa (dov'è il mio amico Romulario quando serve?), mi sono ritrovato con una videocamera in mano a fornire feed live dal palco. E passi il concerto jazz, mano ferma e inquadrature del tambureggiare delle dita del contrabbassista o delle mani che rincorrono i tasti del pianoforte, ma cosa giri quando a esibirsi sono sequencer, drum machines e audio loops? Grazie alle file di dial sul mixer in macro effetto colture di uomini in Matrix e ai vu–meter a led degli amplificatori mi sono guadagnato un ruolo da apprendista VJ.
Mercoledi 17 Settembre 2003
Comodissimo e assente dall'elenco di extension su texturizer.net, potete installare DOM Inspector anche su Firebird. [via MozillaZine]
update: Prima di scrivere comodissimo
avrei dovuto provarlo… il DOM Inspector extension per Firebird funziona in maniera imprevedibile, fin'ora senza crash ma limitato al chrome di Mozilla/Firebird e incapace di accedere ai documenti caricati.
Ah, come le altre estensioni di Firebird, non è disinstallabile…
Lunedi 15 Settembre 2003
Ho capito cosa è cambiato in Gecko che sballa il mio layout (come Schwarzy ha ben dimostrato), ma non ho ancora capito di chi è la colpa, e in ogni caso come ripristinare l'impaginazione corretta. In pratica Gecko propaga i clear
che ripristinano il flusso normale di impaginazione degli elementi block dopo elementi float a tutti gli elementi, a prescindere dal contenitore.
Nell'esempio, le immagini sono posizionate come drop–cap all'interno del paragrafo, che a sua volta è contenuto in un div
circondato da altri div
con l'attributo float
impostato. Il blocco di link a destra è l'elemento che presenta il clear: both
che viene applicato anche all'immagine del paragrafo.
Update: nonostante la asciuttezza e cripticità le specifiche CSS2 dovrebbero darmi ragione. Nello specifico, applicare clear: right
(più propriamente che both
) sul div
dei link contemporaneamente a float: right
assicura che questo si posizioni sotto il blocco sovrastante con l'immagine e la navigazione (altrimenti varrebbe la regola 2 delle specifiche dell'attributo float
, che posizionerebbe il blocco a sinistra dell'elemento precedente con float
a destra). Elementi floating all'interno di altri contenitori devono rispettare le regole di posizionamento, ma Gecko fallisce la numero 8 senza che alcuna delle altre regole lo obblighi a far scendere il blocco così in basso.
Ho preparato un documento statico di riferimento per il test del bug, con questo layout e plain.
Neo ha annunciato NEO 3.0 e NEO Pro, finalmente con supporto a archivi pst multipli e diverse migliorie o cambiamenti all'interfaccia. Essendo l'unica ragione per continuare a usare Outlook, e visto che lo davo per spacciato, lo attendo con trepida ansia.
Giovedi 4 Settembre 2003
Il mio fornitore preferito (captatio benevolentiae) non solo è tornato delle ferie, ma viene addirittura a trovarmi. E poiché si interessa di cinema e tv, spero di fargli cosa gradita demolendo recensendo l'ultimo blockbuster apparso nelle sale italiane, protagonista un supereroe verde che potrebbe tranquillamente candidarsi come governatore della california e invece preferisce affrontare il corso di Psicologia I con una tesina dal titolo "Edipo Verde: fisiopatologia del rapporto con il proprio padre quando si resta esposti a dosi letali di raggi gamma" (γ per tutti voi puristi).
Trama: tutto comincia con la ricerca militare svolta da David Banner, ossessionato da mutazioni genetiche che ricostruiscano tessuti umani danneggiati. Com'è come non è, gli tolgono il giocattolo e lui che fa? Si spara una fialetta verde endovena e va a casa senza lavoro e molto arrabbiato. La moglie, santadonna come si scoprirà in seguito, fa quello che può per calmarlo, e tutti sappiamo che c'è una sola cosa che calma davvero un uomo (divagazione che causerà una crociata femminista nei miei confronti, ma, come si dice, all'ormon non si comanda), ed ecco che nasce il piccolo Bruce, che prende randellate in testa senza fiatare ma virando la carnagione leggermente sul verde. Ed è qui che il genio scientifico del padre intuisce la mutazione e, pur sedotto dalle potenzialità di avanzamento della scienza, in un raptus decide di apparire sui giornali come protagonista dell'ennesima tragedia del caldo, ammazzando il figlio per il bene di tutti. La moglie, che qui si rivela santa anche se bisogna aspettare il flashback a un quarto d'ora dalla fine per saperlo, si sacrifica per proteggere il figlio e viene inghiottita da uno sfuma a nero. Miracoli di Hollywood e il giovane Bruce ha già un'altra madre, che fa in tempo solo ad abbracciarlo prima che il promettente scienziato vada al college. Si stupiranno solo i militari del fatto che faccia la stessa ricerca del padre, e durante un esperimento, anche lui per proteggere un altro, viene esposto a una dose letale di raggi gamma che lo lascia immune. Tutto è bene quel che finisce bene, ma non ci crede nemmeno la fidanzata acida, che prima sposata a un matematico pazzo ora si ritrova con uno schwarzenegger gigante verde che più si incazza più si gonfia e un barboncino anabolizzato che spacca il vetro della macchina a testate.
Ma può il bene non trionfare in un filmone hollywoodiano? La risposta è dentro di voi, e ovviamente, dopo salti interstate, battaglie a cuscinate con elicotteri al posto dei piumini, viaggi nella ionosfera e cadute da 70.000 piedi a picco nella baia di San Francisco e nemmeno un graffio, una bruciaturina sulla pelle, nemmeno un'onda di dimensioni anomale o qualche scossetta di terremoto, un vero supereroe anche quando cade, non c'è che dire, dopo un faccia a faccia con il padre padrone, Ang Lee decide di farla finita e spara una bella bomba sull'entità gassosa in cui Nick Nolte si è trasformato per assorbire i poteri del figlio, saltare l'elezione a governatore e presentarsi direttamente alle presidenziali con garanzia di vittoria. Finale aperto per fare Hulk 2 il prossimo anno e Bush ancora in carica.
Commento: Ang Lee cerca di reinterpretare il film di genere amplificando la dinamica dell'incomprensione tra padre e figlio, e esplicitando la metafora dei sentimenti come forza interiore ed evidenziandone le conseguenze sugli altri. Forse funziona per platee di amebe obese nutrite a soft drinks e popcorn, ma da noi, a parte l'indubbio fascino per lo spettatore che esce dal cinema identificandosi con il personaggio e ripetendo scioccamente frasi quali Non farmi arrabbiare. Non ti piacerei…
, peraltro ripetendo il comportamento di tante altre uscite dal cinema quali fare le penne con il Califfone dopo aver visto Top Gun+ o lanciare lo shaker in aria e ammaccarlo immancabilmente dopo aver visto Cocktail+—è indubbio che Tom Cruise+ contribuisca ad alimentare l'imitazione di comportamenti idioti— camminare a gambe rigide con la bava alla bocca dopo Il ritorno dei morti viventi o ballare Asereje uscendo da Natale sul Nilo, restate con me, non perdete il filo, da noi non convince. A qualcuno piacerà il montaggio a tendine che imitano i tagli del fumetto, a me ha stufato dopo dieci minuti ricordando troppo le transizioni di powerpoint, meglio le sequenze in parallelo, anche se la scarsa abitudine a "leggerle" visivamente le rende un po' stancanti. Effetti speciali da budget multimiliardario, ma la chicca è vedere (o immaginarsi, perché sul web non si trova né una foto né un video) gli attori sul set con un omino che regge un disegno della testa di hulk applicata a un palo ad altezza… Hulk, per dare un riferimento visivo agli attori mentre si gira la scena: se lo trovate, è meglio della maestria della ILM.
Voto: 6/7
Visto: 29/08/2003 cinema Ideal, sala 1